Foto by Pirpy |
Dopo la metà di giugno, mi son
presa una boccata d’aria. L’estate è finalmente arrivata e nelle ore più calde
del giorno vengo assalita da un dolcefarniente,
che non è da tradurre alla lettera, come viene spontaneo pensare. Il mio è
solo un rallentamento del passo.
In questi giorni mi sono
allontanata dal blog per dedicarmi ai libri. Ne ho ricevuti alcuni per il
compleanno che sto divorando con avidità. E poi è risaputo che la lettura
migliora la scrittura, per cui non ho nemmeno un piccolo senso di colpa verso
quel tempo passato a leggere, invece di fare altro.
Oggi, però, finalmente scrivo.
Mio papà non è uomo che dispensa
regali. In tutti questi anni non ho il ricordo di un regalo di compleanno. Per
questo genere di cose c’era la mamma. Nonostante lui l’abbia sostituita in molte
cose, per quanto riguarda regali e strenne, è rimasto fedele a se stesso. Tuttavia,
per il mio ultimo compleanno, mi ha
regalato un libro.
Senza lasciarmi il gusto della
sorpresa (sia mai detto cadere in certi romanticismi…), il libro me l’ha
consegnato così come l’ha acquistato, senza confezione e fiocchetti, e senza un
bigliettino d’auguri.
- Questo te lo regalo io - mi
ha detto, e io ho apprezzato il pensiero, le parole e il libro. L’unione delle
tre cose è stata una bella sorpresa.
Certo, è andato sul sicuro. Quel libro
era nella lista dei “prossimi da leggere” e ne avevamo parlato qualche giorno
prima del mio compleanno, perché l’autore, che descrive la personalità del
padre, è uno dei figli di Giovanni Ferrari, quello che fu “il sindaco” per
eccellenza di Romentino, il paese che non mi ha dato i natali solo perché
sprovvisto di ospedale, ma dove ho vissuto per trent’anni.
Finalmente ti scrivo. Lettera a
mio padre Giovanni Ferrari sindaco di periferia di Enrico Ferrari,
edito da Interlinea.
È un libro “senza segnalibro”. Mi
piace definirli così i libri che leggo in un sol fiato; quelli che apro e
chiudo solo dopo averne letta la fine. Questo libro l’ho aperto per curiosarne
alcune foto; poi ho iniziato a leggere la prefazione e non mi sono più fermata,
ritardando anche la cena.
Un libro bellissimo, ricco di
nostalgia che mi ha commossa non solo una volta. Un libro pieno di amore verso quei
genitori che c’erano anche se, troppo
presi dal lavoro, non avevano granché tempo per melensi atteggiamenti verso i figli.
Enrico Ferrari descrive in modo
eccellente la figura del padre, un uomo impegnato su vari fronti: la famiglia,
la politica, il lavoro, il volontariato. Un uomo mite che sapeva farsi
rispettare senza proferire troppe parole; generoso con tutti, in particolar
modo con i più bisognosi. Un uomo esemplare, non solo agli occhi dei figli.
Anche mio padre non è uomo che
eccelle in complimenti. Lui non ama esternare i propri sentimenti, forse per
timidezza, non certo per severità. Io so che, ogni tanto, quella maschera, a
sua insaputa, cade giù, mettendo in bella mostra la sua vera personalità di
papà tenero, pronto a difendere i propri affetti senza lamentarsi mai. Forse
non troppo soddisfatto di quel che gli ha riservato il destino; ma nemmeno
questo è in grado di esternare, anche se ne avrebbe tutte le ragioni.
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