giovedì 29 maggio 2014

Fine della pausa. I programmi riprendono... con un dolce!



Eccomi. Sono viva. Ammalata a turni, ma sopravvissuta.
Tanto per non farmi mancare nulla, anche il dito a scatto. Una ventata di novità in questa monotona esistenza!

Ossignore, un dito che scatta…che vuoi che sia?
Che vuoi che sia???
Innanzitutto mi sveglio di notte dal dolore e questo non mi piace. Non mi riesce di tenere una matita in mano, e anche questo non mi piace!  E se non faccio attenzione, non riesco scrivere nemmeno con la tastiera del computer e questo potrebbe essere la rovina di una carriera ;-)

Ma ieri mi è ritornata la voglia di cucinare e questo significa che in un certo senso qualcosa sta rientrando nella normalità.
Cos’ho fatto in questi giorni? Bèh…un po’ di cose, oltre ai fumini prescritti dal dottore.
Ho letto. Molto. Libri, riviste, di tutto. Anche la pubblicità che mettono nella cassetta della posta e che spesso va direttamente nel pacco della carta da gettare. Soprattutto ho curiosato qua e là sul web, alla ricerca di qualcuno che scrivesse così bene che ne valesse la pena di passare un po’ di tempo davanti al monitor, cosa che non amo fare. Sono tradizionalista, amo leggere sulla carta.
C’è sempre da imparare, da tutti, al di là degli interessi di ognuno. Una bella scrittura avvicina sempre alla lettura.

Ma veniamo a questa voglia di spadellare che mi è tornata dopo un periodo di frullati e gelati, per rimediare al mal di gola. Non che la cosa mi spiacesse, ma non si vive di soli dolci.
Di cosa poteva venirmi la voglia di cucinare? Un dolce, appunto…Morbido, morbido per non irritare la gola. Una torta di semolino con l’uvetta (per gli ammalati…J )

Ho fatto bollire 1 litro di latte con 200 grammi di zucchero e la buccia di un limone grattata. Ho aggiunto 250 grammi di semola di grano duro facendola cadere a pioggia nel latte bollente, abbassando il fuoco e mescolando sempre fino a che prenda la consistenza di una polentina. Ho lasciato intiepidire il composto e poi vi ho aggiunto l’uvetta (a occhio), 100 grammi di burro e 2 uova sbattute. Ho amalgamato bene il tutto e, sistemato in una teglia imburrata, ho infornato a 180° C per circa 30 minuti, fino a quando la superficie ha raggiunto una bella doratura.

 Era ancora calda, quando lo zampone del gattone se n’è accaparrato ben tre cubetti. E con ragione!

Okay, oggi cucinerò un arrostino. Perché non si vive di soli dolci.


(E prossimamente vi parlerò di chi c’è dietro allo zampone del gattone… J )