Eccomi. Sono viva. Ammalata a
turni, ma sopravvissuta.
Tanto per non farmi mancare
nulla, anche il dito a scatto. Una ventata di novità in questa monotona
esistenza!
Ossignore, un dito che scatta…che vuoi che sia?
Che vuoi che sia???
Innanzitutto mi sveglio di notte
dal dolore e questo non mi piace. Non
mi riesce di tenere una matita in mano, e anche questo non mi piace! E se
non faccio attenzione, non riesco scrivere nemmeno con la tastiera del computer
e questo potrebbe essere la rovina di
una carriera ;-)
Ma ieri mi è ritornata la voglia
di cucinare e questo significa che in un certo senso qualcosa sta rientrando
nella normalità.
Cos’ho fatto in questi giorni?
Bèh…un po’ di cose, oltre ai fumini prescritti dal dottore.
Ho letto. Molto.
Libri, riviste, di tutto. Anche la pubblicità che mettono nella cassetta della
posta e che spesso va direttamente nel pacco della carta da gettare.
Soprattutto ho curiosato qua e là sul web, alla ricerca di qualcuno che
scrivesse così bene che ne valesse la pena di passare un po’ di tempo davanti al
monitor, cosa che non amo fare. Sono tradizionalista, amo leggere sulla carta.
C’è sempre da
imparare, da tutti, al di là degli interessi di ognuno. Una bella scrittura
avvicina sempre alla lettura.
Ma veniamo a
questa voglia di spadellare che mi è tornata dopo un periodo di frullati e
gelati, per rimediare al mal di gola. Non che la cosa mi spiacesse, ma non si
vive di soli dolci.
Di cosa poteva
venirmi la voglia di cucinare? Un dolce, appunto…Morbido, morbido per non
irritare la gola. Una torta di semolino con l’uvetta (per gli ammalati…J
)
Ho fatto
bollire 1 litro
di latte con 200 grammi
di zucchero e la buccia di un limone grattata. Ho aggiunto 250
grammi di
semola di grano duro facendola cadere a pioggia nel latte bollente,
abbassando il fuoco e mescolando sempre fino a che prenda la consistenza di una
polentina. Ho lasciato intiepidire il composto e poi vi ho aggiunto l’uvetta (a occhio), 100 grammi di burro e 2
uova sbattute. Ho amalgamato bene il tutto e, sistemato in una teglia
imburrata, ho infornato a 180° C per circa 30 minuti, fino a quando la
superficie ha raggiunto una bella doratura.
Okay, oggi cucinerò
un arrostino. Perché non si vive di soli dolci.
(E
prossimamente vi parlerò di chi c’è dietro allo zampone del gattone… J )