martedì 29 ottobre 2013

Il debutto di Ambrogina



Non sono più abituata a far tardi, di sera, e venerdì era notte fonda quando sono rincasata da una gradevole rimpatriata tra amici di lunga data. Ma le serate così servono a non perdere i contatti, a riscoprire il piacere dello stare insieme anche dopo tanto tempo e servono ad alleggerire la mente da tutte quelle cose che ci sovraccaricano durante il giorno.
Solo che, sabato mattina, la sveglia è suonata alla solita ora…

 Accidenti, cos’è ‘sto rumore che mi tormenta i timpani? … che giorno è? … Dove sono? …

Quando più tardi sono riuscita a scivolare giù dal letto, il mio stato comatoso era identico a quello di un gatto in inverno: mi ci è voluta una sosta sul divano prima di raggiungere la finestra e solo dopo averla aperta ed essermi fatta baciare da un raggio di sole ho realizzato che il programma del giorno includeva importanti appuntamenti fino alla sera.

Per fortuna esiste la doccia, il caffè e l’adrenalina del sistema nervoso simpatico. E Ambrogina che mi ha rimessa in carreggiata, come una brava assistente. Mi tiene arzilla quella zanzarina, mi mette sull’attenti e guai a sbagliare. Precisina néh… non sgarra e non me ne lascia passare una, altrochè! Ormai viviamo in simbiosi, io e lei. Più lei a discapito mio.

Sabato è stato il grande giorno: Ambrogina ha fatto il suo ingresso in società. Credo che per lei sia stato come per una diciassettenne partecipare al Ballo delle debuttanti. Era così intrattenibile ed eccitata al pensiero di conoscere tanti bambini che per forza di cose ho dovuto darmi una svegliata a due caffè per volta. Credo che per lei sia stato come quella volta che ha conosciuto Babbo Natale… Mi ha aiutata a preparare il materiale didattico, mi ha suggerito come vestirmi per essere più pratica (lei se ne intende…) mi ha consigliata di mettere in borsa un paio di forbici, la colla, lo scotch e un’ora prima del previsto era lì ad aspettarmi, seduta sul cruscotto della macchina, mentre tamburellava con le dita, un po’ nervosetta. Ma durante il viaggio, devo dire, si è comportata bene.

È stata una splendida festa, grazie anche al bel tempo che ci ha omaggiati di un pomeriggio di sole, ragione per la quale, la festa, si è svolta all’aperto, nel vasto cortile della Scuola Bollini.
I bambini erano scatenati, figurarsi; chi li teneva più. Scorrazzavano qua e là, ridevano e schiamazzavano eccitati. Immaginatevi Ambrogina…era il suo pane! Però si è contenuta. Avrebbe voluto raccontare la sua storia per intero, ma quei bimbi erano davvero intrattenibili, impazienti e non vedevano l’ora di colorare e ritagliare le mascherine che avevamo loro distribuite. Così, tagliata e limata la storia, il laboratorio didattico ha preso il via con grande successo. Bimbi piccoli e più grandicelli, tutti coinvolti in una meticolosa attività: alcuni hanno addirittura dimenticato di fare merenda, tanto erano concentrati nel loro lavoro. E le mamme, i papà, i nonni?...Quanta pazienza!

Siamo ritornate a casa che stava diventando buio. Ambrogina era sfinita. In macchina abbiamo tirato le somme della giornata e l’ho vista prendere appunti sul da farsi per i prossimi appuntamenti. A casa, terminata la cena, l’ho vista mettersi in fretta il pigiamino e prendere posto sulla mensola del camino. Un attimo dopo dormiva profondamente.
Io, stanca alla pari di lei, dopo una doccia veloce, sono andata a teatro.



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