venerdì 9 agosto 2013

P come (Lago del) Panelatte

Foto by Giorgio Panigoni



 
La salita al Lago del Panelatte in Val Vigezzo non si può considerare un viaggio, a meno che uno, il viaggio, lo faccia in compagnia di sé stesso, salendo pian piano, ascoltando i propri passi e dando libero sfogo ai propri pensieri.

La salita al Panelatte è un piacevole cammino ed è stata una scelta per sfuggire al caldo della pianura. Una scelta azzeccata visto il tempo ed il bellissimo panorama da lassù.
Le previsioni davano pioggia e la pioggia ci ha accompagnati lungo la salita sulla bella mulattiera lastricata nel bosco di faggi, diventato poi di abeti e larici. Arrivati all’Alpe I Motti, le nuvole si sono aperte, regalandoci un cielo azzurro per il resto della giornata.

Risalendo l’ultimo strappo fino alla Cappella di San Pantaleone, tra pascoli, cespugli di rododendri (e tantissimi mirtilli!) e qualche pietraia, in silenzio stavo pensando al mio ginocchio che da qualche tempo cigola. Ad un tratto sento Giorgio, con fare divinatorio, proclamare:

- Vedo San Pantaleone!

- Meno male, - penso io – è finita ‘sta salita.

E lui, rettificando - …Nel senso che vedo San Pantaleone… in carne e ossa! 

Giorgio è un’ottima compagnia, un Tiramisù per fare un esempio, solo che a me fa l’effetto contrario: rido, perdo le forze e mi costringo ad una breve pausa.

Dalla Cappella di San Pantaleone si ha una vista fantastica sulla vallata sottostante e sulle cime della
Val Grande, la Laurasca, il Pizzo Ragno ed il Togano, mentre lo sguardo rimane comunque fisso alla Pioda di Crana, il maestoso roccione sulla nostra sinistra, che ci ha accompagnati lungo tutta la salita.

Salendo verso il lago, sono emozionata. Il Panelatte lo sento un po’ mio e abbraccio il cartello in segno di fratellanza, così scaturisce l’idea di fare un gemellaggio. Non scendo però a toccarne le acque, qualcosa mi dice essere un rospaio, o meglio un covo di rane: quindi sarà utile non rovinarsi la giornata con le proprie mani!

Passiamo il Panelatte e saliamo ancora fino a raggiungere la Forcola di Larecchio dove il panorama sul sottostante lago dall’omonimo nome, verso il Diei e il Cistella di fronte, è notevole.

Giusto il tempo per rifocillarci e siamo di nuovo in cammino per scendere.
MAI prendere sul serio due bravi camminatori quando pronunciano la parola scendere, perché significa, sì, andare verso il basso, ma non dalla stessa strada con cui si è saliti. Scendere, per due bravi camminatori, significa tornare al punto di partenza facendo un anello e questa volta l’abbiamo presa sì, un po’ larga, altrochè!

Per farla breve dalla forcola ridiscendiamo alla Cappella di San Pantaleone passando dal Passo di Fontanalba, quindi prendiamo per la Bocchetta di Ruggia, poi per i Laghetti di Muino, quindi saliamo alla Bocchetta di Muino e poi ancora verso la Piana di Vigezzo.

Sotto il sole cocente sento d’essere andata in arrosto! La mia fortuna è stata quella di trovare lungo la discesa verso Arvogno, in prossimità di alcune baite, un anziano signore in compagnia di una giovane coppia che ci hanno invitati ad una breve sosta: acqua e menta e quattro chiacchiere, che goduria! E poi giù di nuovo verso la macchina, dove questa volta l’apparizione non era quella di San Pantaleone, ma quella di un paio di sandali, i miei, a liberarmi dagli scarponi!

Niente da ridire: splendido giro quello del Lago Panelatte dove il pane l’abbiamo portato noi e il latte l’hanno offerto loro!



Foto by EmmePi

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