lunedì 4 febbraio 2013

Gennaio, i giorni della merla e i mali di stagione



Gennaio, il mese più lungo di tutto l’inverno, è finalmente passato, con le sue cinque settimane quasi piene di giornate fredde e i suoi mali di stagione che quest’anno non hanno dispensato nessuno.
Era dai tempi della scuola che non andavo alla festa di San Gaudenzio a Novara. In quegl’anni c’era l’obbligo di andare a scuola anche il giorno della festa patronale e con gl’insegnanti si andava alla celebrazione eucaristica in basilica. Quest’anno, per fare felice anche il papà, nella fredda mattina del 22, abbiamo fatto un bel giretto nelle vie del centro, tra le bancarelle dei marunatt (venditori di marroni) e quelle di dolciumi tipici piemontesi (e non…), in attesa di entrare nella Basilica, stracolma di gente, dove era impensabile trovare un posto a sedere, nemmeno un’ora e mezza prima dell’inizio della cerimonia solenne. Ma è stato proprio rimanendo in piedi, sul fondo della chiesa, che siamo riusciti a vedere bene il rito della benedizione dei fiori, cerimoniale che ricorda il miracolo compiuto da San Gaudenzio che avrebbe fatto sbocciare in gennaio i fiori del suo orto per rendere omaggio a Sant’Ambrogio, in visita alla città.
Dal soffitto della chiesa, è stato calato un grande lampadario e i fiori in metallo che lo compongono sono stati sostituiti con altri, portati in corteo dai valletti comunali; quindi la benedizione dei medesimi da parte del Vescovo prima che il lampadario venisse nuovamente issato a dominare la navata della chiesa.
Il freddo di quella mattina, la pioggia del giorno successivo e le temperature tropicali della corsia d’ospedale, dove mio marito è rimasto ricoverato per due giorni, han fatto sì che il virus dell’influenza prolificasse in tutta la sua forza e si manifestasse nel peggio che si possa immaginare. In confronto, l’influenza avuta a metà gennaio, quella che non mi ha fatto dormire per alcune notti, è stata una passeggiata. Questa volta il medico è accorso in nostro aiuto (sì perché, si dà il fatto che la sottoscritta sia, di natura, particolarmente generosa e poter elargire ad altri ciò che supera il personale fabbisogno, è motivo di grande pregio J) Antipiretici, antibiotici, sciroppo per la tosse, fiale per aerosol, antidolorifici e per finire fermenti lattici, sono stati i preziosi ingredienti di un menu assai poco invitante e, nonostante tutto, il meglio che passasse il convento per tirarci in piedi. Non ci sono state buone letture per ingannare il tempo e nemmeno entusiasmanti film per far passare i lunghi pomeriggi; l’unico vero amico era il telefono che squillava spesso prima di rivelare la voce di questo o quell’amico, desideroso di sapere lo stato della nostra salute.
Così, quasi senza rendercene conto, Gennaio si è congedato con i tre giorni della merla che, secondo un detto proverbiale, dovrebbero essere i tre giorni più freddi dell’inverno. Noi, che continuiamo ad andare avanti a Pan&latte e sciroppo per la tosse, non siamo in grado di dire se effettivamente siano stati i più freddi.
È curioso sapere il motivo per cui questi ultimi giorni di gennaio vengono detti “i giorni della merla”… Si racconta che, tantissimo tempo fa, i merli avessero il piumaggio candido come la neve. Ma una merla, per sopravvivere ad un’ondata di freddo intensissimo, non trovò di meglio che stare per tre giorni appollaiata su un comignolo. Se la cavò, ma le sue piume, da bianche che erano, divennero nere come l’inchiostro e queste passò ai suoi discendenti.
Quel che invece ha destato la mia attenzione è, invece, l’effettivo allungarsi delle giornate. Un proverbio piemontese dice Epifania, pass da furmìa, Sant’Antòni pass da canonic, San Bastian el pass d’un can, a la Candlera n’ora antera (All’Epifania, un passo di formica, a Sant’Antonio, 17 gennaio, passo da canonico, a San Sebastiano, 20 gennaio, passo di un cane, alla Candelora, 2 febbraio, un’ora intera).
In effetti non so con certezza se le giornate si siano allungate di un’ora rispetto il solstizio d’inverno, 22 dicembre; resta il fatto che nelle giornate luminose come oggi, il tramonto è uno spettacolo senza prezzo. All’inizio di febbraio, infatti, il sole tramonta alle 17,25 ed è possibile godere della luce crepuscolare per una buona mezz’ora successiva e se si ha la fortuna di trovarsi in un buon punto panoramico, scrutare i colori del cielo mescolati a tutte le calde tonalità del calare del sole, diventa una vera festa per la quale non si può rinunciare di essere innamorati della vita e ringraziare ogni giorno il Creatore per la costante felicità dello Spirito.

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