martedì 7 agosto 2012

Bacino di bambino



Sonia è una bimbetta di quasi due anni che abita a fianco di casa mia; a dividerci, una rete metallica da giardino, un cespuglio di more e svariate qualità di fiori.

Ogni volta che il babbo, la mamma, il fratello, la zia e chicchessia le chiedono un bacino, lei non fa obiezioni e accontenta la loro richiesta, come un soldatino che esegue gli ordini di un superiore.
A me, che sono dall’altra parte della recinzione, affida i suoi bacetti al vento, baciandosi la manina e soffiandoci, poi, sopra. Non vi è cosa più tenera di un bacetto di un bambino che mi faccia sciogliere in una pozza di coccole.
Mattia ha quattro anni; è il figlio dei miei cugini Ivan e Monica. È un bambino vivace e simpaticissimo, come si dice l’argento vivo addosso. Spesso rivedo in lui il bambino che era il suo papà: un grillo senza stacco, con gli occhietti vispi e lo stesso sguardo intelligente quando è immerso nei suoi pensieri. Mattia è un bambino che non distribuisce bacetti così facilmente come Sonia (del resto i maschietti, si sa, non hanno tempo per certe smancerie); lui medita con saggezza se è il caso oppure no di “sprecarne” uno, specie con chi conosce poco, e se stabilisce che non è il caso, non c’è verso di convincerlo.
Quella volta, però, che mi inginocchiai fino a raggiungere la sua altezza per salutarlo, spontaneamente Mattia mi stampò un bacetto sulla guancia, esibendo in un sorriso svenevole tutti i suoi dentini da latte, con una tale naturalezza,  da lasciare me senza risposta e sua nonna sorpresa da tanta spontaneità. Ripresi i sensi, me lo sono abbracciato senza stringere troppo per non farlo scappare, e lui ha strette le sue braccine al mio collo, lasciandomi sciogliere in un brodino di giuggiole.
Cosa dire? A volte i bambini hanno il potere di sorprendere noi adulti con delle piccole uscite che smentiscono tutto ciò che pensiamo di sapere.
Suo padre da piccolo era esattamente come Mattia: schiamazzava e saltava fino a infradiciarsi di sudore, ma quando gli saltavano i cinque minuti, mi diceva: “Mainella, da grande, io sposo te” e me lo diceva in un modo da farsi mangiare, quasi per accertarsi che, nonostante la presa di coscienza dell’essere un cascia matt, sotto-sotto dimostrava di avere un cuore tanto tenero da far dimenticare le cagnare precedenti.
Ah certo! se non fosse stato per quel legame di parentela al quale le nostre mamme ci hanno legati sul nascere, da grande gliel’avrei rispolverata quella promessa, all’Ivan…
Beata ingenuità dei bambini… e beati quei bambini che sanno essere così spontanei da disarmare noi adulti.
A loro una cascata di bacetti e l’augurio di non separarsi mai dalla purezza della loro meravigliosa tenera età.

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