mercoledì 20 giugno 2012

Volevo la Louis Vuitton


Quando avevo 14 anni, non ero una ragazzina troppo sveglia, o meglio, non ero sveglia come le 14enni di adesso. Non dico che fossi addormentata, questo no, ma non ero certamente intraprendente sotto alcuni aspetti.
Passavo il mio tempo sui libri di scuola, perché lo sentivo come un vero e proprio dovere personale, anche se preferivo alla lunga starmene in qualche angolo della mia casa ad ascoltare musica, spesso in compagnia di un’amica a scambiarci confidenze. Non avevo grandi esigenze di divertimento, mi andava bene così…
La “sveglina”, chiamiamola così, la presi in piccole dosi, durante gli anni delle scuole superiori, grazie a qualche compagna ripetente che la distribuiva con aria di “donna vissuta”. Preciso e sottolineo che la “sveglina” del mio caso non ha nulla a che vedere con pasticche e strani intrugli proibiti; si trattava semplicemente della divulgazione di alcuni consigli pratici che le più grandi distribuivano alle più piccole, o meglio, diciamocelo: le più saputelle davano lezioni di “savoir faire”alle più addormentate.
Una di queste mie compagne, veniva a scuola con una Speedy Louis Vuitton nella quale ci teneva di tutto, oltre ai libri di scuola. Io non sapevo nemmeno chi fosse Louis Vuitton e lei, appunto con aria vissuta, mi tracciò uno spaccato di storia (per ¼ vera e i ¾  inventata, lo venni a sapere più tardi...) della famosa casa francese.
Non m’interessava francamente chi fosse in realtà questo Louis Vuitton, mi piaceva quella borsa, punto e basta. Ne parlai, quindi, alla mamma, che sapeva sempre ascoltarmi, ma, in quel periodo, difficilmente acconsentiva ad ogni mia richiesta (e c’era da capirla…) E anche quella volta mi disse di no, non era possibile spendere così tanti soldi per una borsa da usare per andare a scuola.
Ma lei, come faceva a sapere che era una borsa costosa? E poi, dov’è che aveva visto questo Louis Vuitton che io non conoscevo? Certamente su qualche rivista da parrucchiera. Non frequentava certamente luoghi mondani, la mia mamma!  Lavorava tutta la settimana, il sabato andava dalla parrucchiera e la domenica mattina a messa, e poi a casa... Una volta, però, dalle parrucchiere, non c’erano unicamente riviste di gossip, ma si trovavano vere e proprie “enciclopedie” di moda e modi e, sicuramente, la mamma aveva sfogliato una di quelle riviste, per saperne di più della mia compagna di scuola!
Resta il fatto che quel bauletto Speedy rimase nella mia wish list per diversi e lunghi anni. Ogni tanto lo tiravo fuori quel desiderio, ma con gli anni, la mamma, sembrò pure diventata sorda!!!
Poi iniziai a lavorare e a dare il giusto valore ai soldi: accidenti, quella borsa perché era così costosa pur non essendo in pelle? Sui giornali e nelle vetrine dei negozi, c’erano borse altrettanto belle, in pelle e meno costose, pur avendo impressa un’etichetta prestigiosa… E allora, perché quello Speedy non se n’è mai andato fuori dalla mia testa? È un mistero…
Finalmente, dopo 32 anni, ho depennato quel desiderio dalla mia wish list. Lo Speedy 30 di Louis Vuitton è entrato a far parte della mia serie di borse.
Lo guardo, lo ammiro e, finalmente mio, penso: Tutto qui?

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