martedì 19 giugno 2012

Verso la vetta


L'alpeggio di Heidi

Il Pizzo del Teggiolo è una cima di 2385 metri che abbiamo raggiunto partendo da Bugliaga, una piccolissima località appena più sopra di Trasquera. Per i meno informati, aggiungo che siamo in Val Divedro, alle porte del Parco Naturale Veglia – Devero.
È metà mattina quando ci avviamo lungo il sentiero che attraversa alcuni piccoli alpeggi, lussureggianti di fioriture, tipiche di questa stagione, e frequentati, ormai, da chi preferisce trascorrere solo il fine settimana, in tutta tranquillità, lontano dalla città.
Tutti gli alpeggi che attraversiamo, hanno un fontanile da dove sgorga una freschissima acqua ristoratrice, e i nostri amici quadrupedi decidono di rinfrescare le loro zampette. Uno di questi alpeggi è così fiabesco da sembrare quello di Heidi e, in effetti, ospita un gregge di capre bicolore, custodito da una pastorella che potrebbe essere lei in persona: è vero, con qualche anno in più, ma considerando che Heidi aveva sei anni quando io ne avevo otto, i conti tornano…

...le caprette ti fanno CIAO

Il sentiero sale non troppo dolcemente, per la verità; se non altro è costante, senza stancanti strappi che metterebbero ulteriormente a dura prova le mie gambe e i miei polmoni (il resto della combriccola, sembrano camosci in gita!) Però si sale e si prende quota in poco tempo, ora attraversando boschi di conifere, ora superando rocce e roccette fino al Passo delle Possette da dove si apre un panorama sulle valli sottostanti. Decidiamo di rimanere qui a consumare il nostro pranzo al sacco che, chissà perché, a certe altezze, anche un semplice panino col formaggio sembra un vero pranzo da re!

Il Passo

Il sole è a picco e, quassù, nemmeno l’ombra di qualcosa somigliante ad un albero; del resto, la vegetazione è quella tipica di queste altitudini: una distesa prateria disseminata di piccoli fiori gialli, bianchi, viola; ora rocce, ora chiazze di neve e nulla di più. Il tempo di rifocillarci tutti, amici quattro-zampe compresi, e si riparte verso la vetta. Adesso la salita è più dolce e il sentiero corre lungo il margine dello strapiombo. Guardo appena più in là e, colta da una vertigine di quelle vere (per intenderci: non da un turbamento dovuto ad una forte emozione, ma da un vero e proprio mancamento) decido di tracciare il mio sentiero qualche metro più in là, calpestando quella ricca prateria e facendo attenzione di non schiacciare i fiori.


Verso la vetta

Alle mie spalle, man mano che salgo, si apre un panorama incantevole, così entusiasmante da farmi dimenticare le vertigini. Anche il Monte Leone, fino a poco prima immerso nelle nuvole, mostra la sua celebre cima, quella che si osserva in tutta la sua maestosità dal piano del Veglia. Scatto una foto e poi un’altra e un’altra ancora…quassù è un vero turbinio di emozioni! Ogni cento passi mi fermo a guardare indietro l’apertura del panorama e quando raggiungo la cima, l’emozione mi annulla le parole. Lo scenario è a 360° su tutte le mie montagne: il Monte Leone, il Terrarossa, la Punta di Rebbio, il Mottiscia… Ecco il pianoro del Veglia e, laggiù le sue famose Torri! Il Ciamporino…il Cervandone… il Diei… il Cistella! Appena sotto ai miei piedi, vedo San Domenico e, più spostato a destra, Varzo e laggiù, l’Alpe Solcio, dove siamo andati a ciaspolare in una freddissima sera dello scorso inverno, raggiungendo il rifugio dove abbiamo cenato tutti insieme prima di scendere di nuovo a valle, rischiarati dalla luna.

Il Monte Leone

Proprio sulla cima del Teggiolo sorge un caratteristico ed essenziale ricovero: due posti per dormire, uno soppalcato, costituiti da alcune assi di legno e una stufetta di ghisa, niente di più: lo stretto necessario in caso di maltempo…

...in caso di maltempo...

Spiace scendere. Rimarrei quassù per l’eternità a contemplare il passaggio delle nuvole sopra le mie montagne; la mia vita, però, si svolge da un’altra parte…
È l’inizio della sera, il momento più bello delle mie giornate in montagna, quando l’ombra mi accompagna sul sentiero, sempre più lunga al mio fianco; quando gli uccelletti canticchiano i loro elogi al giorno che termina; i grilli friniscono felici, invisibili tra l’erba e il profumo dei fiori si fa più intenso da respirare.
Ecco, questo è il significato del mio tempo in montagna: non importa il luogo, conta solo che sia stata una magnifica giornata!

Maya e la sua soddisfazione!

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