martedì 28 febbraio 2012

Ciaspolando...


Le domeniche passate in montagna hanno il potere di cancellare ogni genere di preoccupazione dalla mia testa; quando poi la giornata è stata trascorsa in ottima compagnia, ecco che anche i vari nervosismi della settimana vengono automaticamente eliminati e neanche il fatto di puntare la sveglia molto presto al mattino non è un peso.
Non voglio fare una descrizione nei particolari dell’itinerario, perché non è quello che voglio raccontare (il percorso è stato preso su  questo testo ed è il nr. 16-Pian di Verra Inferiore); dirò solo che questo giro è stato fatto con le ciaspole ai piedi e i bastoncini tra le mani, perchè la neve era sì indurita dal freddo, ma non abbastanza per reggere il nostro peso. In alcuni tratti, infatti, vi si affondava fino alle ginocchia...
Riporterò, invece, le sensazioni e le emozioni che provo durante un percorso su un sentiero di montagna.
Incomincio con il dire che sia in estate che in inverno, la monatgna mi regala un certo equilibrio psico-fisico ed è verissimo ciò che ho affermato in apertura: quando cammino non esiste altro all'infuori di ciò che mi circonda: vietato pensare in negativo.

In salita le mie energie sono tutte concentrate nella forza delle gambe e delle braccia che alternate, si muovono coordinate tra loro. Non c'è tempo di pensare mentre cammino, la mente è dedicata completamente alla respirazione e a ciò che in quel momento sto muovendo. Ogni tanto mi fermo per guardarmi intorno, scattare una foto e prendere fiato. 

Cuscinetti di neve
 Il paesaggio, man mano che si sale, svela sempre un angolino interessante al quale dedicare uno sguardo senza perdere il ritmo del cammino che si è fatto costante dopo aver rotto il fiato. 



Pian di Verra

Si chiacchiera con gli amici e molto spesso si ride;  così, quasi senza rendermene conto, arrivo in cima al colletto, dove quello che in estate è un bellissimo Lago Blu, in questa stagione non è diverso da tutto il resto che ci circonda: neve e ghiaccio.


La solitudine dell'Abete sulla riva del lago

Quando si finisce di salire non restache essere sorridenti, felici e soddisfatti. C'è chi si siede per guardarsi intorno e c'è chi, invece, non si ferma nemmeno a guardare. Personalmente sento una tale gioia che in quel momento la mia mente recita una preghiera, anche solo per ringraziare


IO
 
I miei ometti

Però il momento migliore è quello in cui ci si ferma a mangiare ed è il momento dove ognuno tira fuori qualcosa da offrire: vino, dolcetti, caffè e non possono mancare MAI! i cosiddetti "generi di conforto".


Si ride, si ride e ancora si ride. Forse è il fatto di essere un pochino "aggrappati" che ci fa ridere ancora di più (aggrappati di grappa, s'intende...) e comunque sia, la giornata ha preso proprio una bella piega. Il sole picchia sopra di noi e ogni tanto una folata di vento ci fa chiudere nelle nostre giacche, ma non è così fastidioso da farci scappare; anzi, al momento di ripartire ne siamo un po' dispiaciuti, ma il cammino è ancora lungo, c'è la discesa verso il Piano di Verra e poi la salita verso il Rifugio Ferraro e siamo così scattanti dopo aver ricaricato le batterie che arriviamo al rifugio in un santo amen.
Al rifugio sostiamo una mezz'oretta, il tempo di esplorare con gli occhi le cime che ci circondano. C'è chi ne approfitta per sonnecchiare su una delle panche al sole, chi sorseggia un  altro caffè, chi mangiucchia qualcosa e chi ancora scatta foto.

Baite
Saint-Jacques vista dal Rifugio Ferraro
Rifugio Ferraro - Preghierine tibetane

Affrontiamo quindi la discesa: adesso posso liberare i pensieri perchè la mente non è più concentrata sulla respirazione, ma solo sulla forza delle ginocchia. Scendiamo senza sosta fino al paese da cui siamo partiti, Saint-Jacques, e dopo aver recuperato la macchina affrontiamo l'unica vera fatica della giornata: la coda del rientro in autostrada...

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